Innanzi tutto:
il nostro progetto è un esperimento. Come tale nasce e come tale continua a vivere.
Nasce dalla plastica, quella delle bottiglie dell’acqua, dell’aranciata, della coca cola, dalla plastica sottiliissima dei sacchi copriabiti delle tintorie, ma anche del pvc trasparente, più robusto e spesso.
Nasce dalla passione per la sperimentazione dei materiali in sé, dalla voglia di reinventare gli oggetti che ci circondano, da una passione per il design, dalla curiosità di vedere cosa si può fare con quel che gli altri buttano via (noi non buttiamo via niente, per esempio) e da un connubio di tutto questo con l’esperienza teatrale, quindi con l‘abitudine alla spettacolarità e alla spettacolarizzazione (ci piace da morire che un oggetto susciti stupore).
Ma nasce anche dall’attrattiva per il materiale plastico, dalla sua duttilità, dalla sue possibilità di trasformazione ed infine dalla sua ampia disponibilità nell’ambiente.
L’esperimento continua poi con altri materiali da imballaggio come il pluriball o millebolle , coi materiali espansi di uso industriale, con le reti metalliche, con la stagnola alimentare, con la stoffa e sostanzialmente con molto (se non con tutto) di quello che ci capita per le mani, finché ad un certo punto un amico che fa l’attore ci ha chiesto di provare a fargli dei costumi con queste materie plastiche, perché le aveva trovate interessanti ed era interessato ai nostri esperimenti.
Così sono nati i nostri primi costumi. Come un gioco.
Il gioco è continuato col secondo e poi col terzo spettacolo e così via…
Ci siamo accorte, strada facendo, che l’uso di tutti questi materiali, in parte di riciclo, ed in parte “poveri” proprio in quanto industriali o da imballaggio, ci consentiva di contenere i costi e in più ci permetteva di trovare delle soluzioni stilistiche e visive molto più interessanti ed efficaci a nostro avviso (ma anche secondo l’opinione dei nostri committenti, a quanto pare) dei i sistemi tradizionali di sartoria teatrale, senza nulla togliere all’accuratezza, naturalmente.
Così è stato naturale per noi pensare di rivolgerci a compagnie teatrali giovani, che a loro volta sperimentano i testi, le drammaturgie, la messa in scena e prediligono gli spazi non convenzionali.
Naturalmente ci capita anche di dover realizzare qualche pezzo per la scena in modo convenzionale, e cioè con la tradizionalissima cartapesta, ad esempio. Ma poi finiamo quasi sempre con l’aggiungerci qualche elemento strano in pvc trasparente o in materiale espanso...così, tanto per non annoiarci.
Delle volte riusciamo molto bene a complicarci la vita. Ma finora ci siamo sempre divertite parecchio.
Come in un bel gioco.
Notizie
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01.12.2012 11:26Prossimamente in scena
01.10.2012 12:13Il 14 e 15 novembre la Fondazione Teatro della Fortuna e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Fano propongono un appuntamento con il teatro classico greco. In scena l’AGAMENNONE di Eschilo nella traduzione di Pier paolo Pasolini, uno spettacolo della compagnia Teatro del Banchéro, realizzato in collaborazione con AMAT, che ha debuttato quest’estate nell’ambito di TAU – Teatri Antichi Uniti, rassegna di teatro classico nei luoghi di interesse archeologico delle Marche.
In scena gli attori Cristina Cirilli, Pietro Conversano, che è anche il regista, Stefano De Bernardin, Tiziana Marsili Tosto e Stefano Tosoni.